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ALBERTO TICCONI SI RACCONTA: "io, regista e attore nella Passione di Cristo del Pulcherini"


La Passione di Cristo del Pulcherini - Fede, Arte e Bellezza nella regia di Alberto Ticconi


Nel 1978, quando mi fu affidata la regia della Passione di Cristo del Pulcherini, mi sentii onorato e al contempo gravato da una grande responsabilità. Questa rappresentazione, iniziata quasi per gioco nel 1967 dagli organizzatori, era diventata un evento significativo. L'idea di portare le 14 stazioni della Via Crucis per le strade del paese nacque dalla necessità di ricollocarne le lunette che erano state accantonate in canonica durante i lavori di ristrutturazione della chiesa. Così, in un paesino dimenticato, sotto la guida di un prete ex cappellano di guerra, si decise di sostituire la statua del Gesù morto con un ragazzo truccato da Nazareno.

Un'Emozione Inaspettata

La prima edizione della Via Crucis vivente fu sorprendentemente emozionante. Ricordo un episodio particolare: al ritorno a casa, il ragazzo che impersonava Gesù trovò la madre in lacrime, profondamente colpita dalla bellezza del Cristo e dall'emozione della rappresentazione tutta. Quando cercò di spiegare che era proprio lui l’interprete di Gesù, la madre inizialmente non gli credette, scambiando le sue parole per uno scherzo: “Pure in questi momenti mi devi prendere in giro? Questo è il rispetto che hai per tua madre?" Gridandogli parole irripetibili e quasi volendolo aggredire, ad un certo punto riconobbe i segni della crocifissione sul suo corpo e pian piano si calmò e commossa lo abbracciò.

Crescita dell'Evento

L'evento fu un successo tale che venne ripetuto negli anni successivi, attirando un pubblico sempre più numeroso. Nel 1972, si contarono quasi 2500 partecipanti e una fila di macchine lunga due chilometri. Questo mi fece sentire ancora più onorato e responsabile. Dal 1981, decisi di approfondire la mia conoscenza teologica, studiando ad Assisi, Napoli, Formia e Gaeta.

Un Ruolo Impegnativo

Dal 1999, oltre alla regia e ai ruoli di Satana e Giuda, iniziai a interpretare anche Gesù. Questo mi richiese un doppio lavoro di ricerca e compenetrazione, cercando di comprendere e rappresentare al meglio la natura caratteriale e mistica di Gesù. Ogni anno, preti e suore venivano ad assistere, per "vedere e sentire" come predicava Gesù. Un anziano sacerdote di Gaeta, commosso, mi disse: "Proprio stamane mi domandavo come avrebbe detto queste cose Lui. E quanto indegnamente invece io lo faccio! Alberto, e adesso sei arrivato tu!"

Critiche e Riflessioni

Nonostante il successo, ricevetti anche critiche. Una capocoro, lodata dai preti, assistette alla rappresentazione e poi mi disse: "Bellissimo... ma, se permetti, c'è solo un grosso difetto: hai messo troppo in evidenza te stesso." Io cercavo solo di interpretare Gesù, spesso discostandomi dal copione che avevo scritto con cura. Forse è vero che Gesù è di scandalo, soprattutto per chi afferma di servirlo disinteressatamente. Questa esperienza mi ha insegnato che, al di là delle critiche, l'importante è cercare di far emergere l'essenza di Gesù attraverso la rappresentazione.

 






 
 
 

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